Recensione Buffalo MiniStation Thunderbolt: SSD esterno Thunderbolt e USB 3.0 Apple-style

Se c’è un problema che affligge gli acquirenti delle ultime versioni di MacBook, e più in generale tutti coloro che hanno scelto un SSD, per beneficiare delle alte prestazioni che questi offrono, è la loro limitata capacità, almeno se non si voglia eccedere nell’esborso iniziale. Sorge perciò, magari in un secondo momento, la necessità di poter contare su soluzioni per espandere la memoria, senza dover rinunciare alle performance a cui ci si è ormai abituati.

A questo genere di esigenze viene incontro la Buffalo MiniStation Thunderbolt SSD Edition. Come il nome stesso suggerisce si tratta di un SSD (disponibile in tagli da 128GB e 256GB), con interfaccia Thunderbolt “carrozzato”. In realtà però oltre al collegamento Thunderbolt, al fine di renderlo compatibile con una più ampia gamma di dispositivi, è dotato anche di una porta USB 3.0 che, come vedremo, non ne riduce la resa.

Abbiamo condotto una serie di test su questo SSD esterno con risultati che, come si vedrà nel seguito, ci hanno convinto più per alcuni aspetti, ed un po’ meno per altri.

Partendo dall’estetica, il case è particolarmente in stile Apple, semplice e minimale. I materiali e la costruzione conferiscono al tatto un’idea di robustezza e solidità. La parte inferiore in alluminio, con dei piccoli inserti in gomma che lo sollevano dal piano, oltre a renderlo antiscivolo, serve da grande superficie di dissipazione, facendo in modo che il dispositivo non si riscaldi mai eccessivamente, neanche sottoposto a stress prolungato. Sempre nella parte inferiore è posizionato un LED di stato che si accende quando l’SSD è in funzione. La scocca superiore è invece in plastica satinata, il che contribuisce a dare eleganza all’accessorio.

La scelta di basare quest’unità su SSD da 2,5” ha come contropartita la necessità di dover fare i conti con dimensioni standard minime non modificabili, che, sommate allo spazio da dedicare alla componentistica, fanno della Buffalo MiniStation Thunderbolt un prodotto dalle dimensioni non proprio contenute (80,5mm x 130mm x 23mm per 260g).

Passando ai dati numerici, abbiamo effettuato vari tipi di test, a partire da quello classico ed imprescindibile con Blackmagic Disk Speed Test che ha fornito i seguenti risultati.
Nel seguito, la destinazione SSD o HDD si riferisce al fatto che la Buffalo MiniStation Thunderbolt sia stata collegata rispettivamente ad un MacBook Pro Retina 2012 ed ad un MacBook Pro 2011, evidentemente il primo montante un SSD ed il secondo un HDD.

Scrittura Lettura
Thunderbolt -> SSD 199,4MB/s 381,9MB/s
USB 3.0 -> SSD 200,6MB/s 398,0MB/s
Thunderbolt -> HDD 192,3MB/s 382,4MB/s

Siamo poi passati ad un test più empirico, il trasferimento di un file sequenziale (un mkv nella fattispecie) da 40,86GB ed una cartella contenente file delle dimensioni più disparate della stessa dimensione. Le velocità medie registrate sono le seguenti. Il tutto sul MacBook Pro Retina 2012 con SSD.

Thunderbolt
Sequenziale Frammentato
Scrittura 212,6MB/s 199,02MB/s
Lettura 363,14MB/s 268,57MB/s
USB 3.0
Sequenziale Frammentato
Scrittura 200,16MB/s 201,77MB/s
Lettura 375,72MB/s 273,57MB/s

Da un veloce sguardo alle velocità di trasferimento salta subito all’occhio che la differenza tra i trasferimenti via USB 3.0 e Thunderbolt è trascurabile, ma, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, è il collegamento via USB 3.0 a primeggiare, seppur di poco. Si rimane in ogni caso nella fascia inferiore ai 5Gb/s (il massimo raggiunto è di circa 3Gb/s) che è la banda della USB 3.0 invece che nell’ambito dei 10Gb/s che dovrebbe essere la banda Thunderbolt. Il motivo risiede nell’interfaccia del disco rappresentata da una SATA III con velocità di trasferimento teorica di 6Gb/s ma effettiva di 4,8Gb/s.
La seconda considerazione è invece relativa al diverso comportamento a seconda che si tratti di archivio sequenziale, o cartella frammentata. Risulta infatti che, mentre in scrittura le velocità siano pressoché le stesse (benché 12MB/s circa sul volume possano fare la differenza), in lettura, in entrambi i casi, c’è una grossa forbice che divide le due tipologie.

In seguito a varie e consecutive partizioni a caldo, con le quali l’unità non ha dato nessun tipo di problema, abbiamo fatto un’installazione pulita di Yosemite (in tempi più che ragionevoli) su una partizione, e su un’altra clonato il disco di avvio del MacBook Pro Retina ottenendo i seguenti tempi. Le misurazioni sono state effettuate a partire dalla schermata di selezione del disco di avvio fino alla comparsa della schermata principale. I tempi sono arrotondati per la mancanza di un istante preciso per l’interruzione del conteggio, ma gli scarti si rilevano in ogni caso. Nella prova tramite USB 3.0 abbiamo riscontrato un aumento del 30% circa .

Il normale avvio impiega 20s.
L’avvio dall’SSD clonato impiega 30s via Thunderbolt e 32s via USB 3.0.
L’avvio da installazione pulita su SSD impiega 16s via Thunderbolt e 22s via USB 3.0.

In entrambe le configurazioni, adottando la Buffalo MiniStation Thunderbolt per lavorare, la resa è leggermente inferiore rispetto all’uso dell’SSD interno. Abbiamo registrato giusto qualche piccola esitazione.

Collegando infine, sempre via Thunderbolt l’SSD esterno al MacBook Pro 2011 e clonando il disco interno, il risultato non poteva che essere che di un netto miglioramento.

Il normale avvio impiega 55s.
L’avvio dall’SSD clonato impiega 27s.
L’avvio da installazione pulita su SSD impiega 20s.

Inutile dire che utilizzando la Buffalo MiniStation Thunderbolt come disco principale i tempi per qualsiasi operazione/applicazione sono nettamente inferiori rispetto all’uso dell’HDD interno, per un’esperienza utente veramente migliore.

Per questo motivo, chi non dovesse sentirsela di cambiare il proprio disco interno, e avesse comunque una macchina (iMac o MacBook Pro) dotata di porta Thunderbolt potrebbe valutare questa soluzione di upgrade.

Il caso non di minore importanza è l’uso della Buffalo MiniStation Thunderbolt come semplice archivio. In questa condizione lavora davvero bene, le foto sono processate e salvate in tempi ragguardevoli. Effettuando per esempio una scorsa con la Visualizzazione rapida del Finder, anche di foto jpeg ad alta risoluzione, non vi è l’ombra di un’esitazione; scorrono con estrema velocità. Se passiamo a scatti in formato RAW o file immagine superiori ai 100MB dobbiamo attendere giusto un istante in più.

Nella confezione è incluso il cavo Thunderbolt che dà la possibilità di collegare tra di loro due Mac in configurazione Master-Slave con tutti i vantaggi che ne derivano. Altra chicca è rappresentata dalla presenza di un’icona personalizzata dell’unità, al posto dell’icona generica assegnata dal sistema operativo, ulteriore caratteristica che dimostra l’attenzione prestata da Buffalo ai dettagli.

Altri dettagli tecnici sulla Buffalo MiniStation Thunderbolt sono disponibili sulla pagina del produttore. Quanto ai costi, i prezzi consigliati al pubblico sono rispettivamente 339,90€ per il modello da 128GB e 499,90€ per quello da 256GB. In ogni caso è possibile reperirli nei negozi online italiani a partire da 220€ circa per la versione da 128GB e da 350€ circa per quella da 256GB; prezzi nella media per questa tipologia di accessori.

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